8 + 2 strategie dalla matematica utili per l’inglese

da 4 Novembre 2023

A me è successo di guardare un video di un professore americano di matematica, che spiegava gli 8 fattori che migliorano l’efficacia dello studio.

E ho fatto un’associazione con lo studio dell’inglese e delle lingue in generale: i punti che citava mi hanno ricordato, con i dovuti adattamenti, quelli che ogni good learner dovrebbe tenere a mente.

Non so quindi se matematica e inglese si possano contaminare, ma il parallelo è comunque interessante.

Passiamo dunque agli 8 punti + 2 considerazioni personali.

1. STRONG BASICS

I matematici più geniali giurano di riuscire a risolvere problemi complessi perché hanno delle conoscenze di base molto forti.

Se stai pensando: “Beh, questo vale un po’ per tutto”, l’ho pensato anch’io. Però è interessante notare come i personaggi che ci sembrano inarrivabili abbiano anche loro studiato the basicsTutti dobbiamo partire dalla casella n.1, dandoci il tempo di consolidarla, altrimenti ci tocca tornare alle griglie di partenza e rifare tutto il giro.

Poi ognuno può dare un significato diverso al proprio Basic.

Per Charles Kay Ogden, autore nel 1930 di Basic English: un’introduzione con regole e grammatica sosteneva che il 90% dei concetti (e relativi vocaboli) contenuti nell’Oxford English Dictionary potesse facilmente essere spiegato utilizzando non più di 850 parole di base.

Se vuoi divertirti a controllare quali sono, la lista è qui

2. PRACTICE

Che per le lingue vuol dire, speak from day 1.

O, detto in altro modo, non è mai troppo presto per buttarsi e parlare.

Diversamente da quanto siamo stati abituati nella scuola italiana, notoriamente molto teorica, non occorre aspettare di accumulare pagine di grammatica, liste di vocaboli ed esercizi per iniziare a emettere suoni e costruire frasi.

All’inizio si faranno un bel po’ di errori, ma, come abbiamo detto più volte, practice makes perfect.

Se hai perso la newsletter dove suggerivo i modi per allenare lo speaking quando non hai nessuno con cui parlare, puoi recuperarla qui.

3. BREAK DOWN

Che è un po’ come dire: per arrivare sulla cima di una montagna, si inizia a mettere un piede davanti all’altro, procedendo per gradi.

one step at time

Fonte

Questo vale per il tempo che vuoi dedicare allo studio della lingua: meglio 15 minuti al giorno che un’abbuffata di 2 ore la domenica pomeriggio.

Vale per il numero di informazioni che chiediamo al cervello di inglobare e metabolizzare: se l’uso di un tempo verbale è suddiviso in 10 casistiche, meglio fermarsi al nucleo della questione per aggiungere le sfumature in un secondo momento.

E vale anche per i nuovi vocaboli: se cerchi il significato di match e leggi che vuol dire ‘partita’, fermati lì, dove ti chiede il contesto di quanto stai leggendo o ascoltando.
Non occorre proseguire nella lettura di tutti gli altri possibili significati, perché sapere che match vuol dire anche fiammifero in quel momento non ti serve e, con ogni probabilità, te lo dimenticheresti subito.

4. EMBRACE THE STRUGGLE

Sono famose le vignette che rappresentano la vita o i piani che facciamo per raggiungere gli obiettivi versus quello che poi dobbiamo attraversare nella realtà.

my plans

Fonte

Il viaggio nell’apprendimento assomiglia molto a una matassa di fili, che a volte si dispongono belli tesi, in ordine, regalandoci momenti luminosi di rara chiarezza. Altre volte assomigliano a un groviglio, abbandonato da un gatto incavolato.

Il consiglio è sempre quello di non farsi scoraggiare dalla temporanea confusione, perché i suddetti geni della matematica giurano che ci passano anche loro. E non mollano. Abitano, per così dire, il discomfort e lo prendono come un processo naturale che condurrà verso nuove scoperte – che per noi italiani può essere anche solo capire davvero l’uso del Present Perfect Continuous.

5. SEEKING HELP FROM OTHERS

A parte i miei fantastici percorsi di coaching 🙂 puoi seguire le community che segnala Preply. Si trova buona compagnia e soluzioni di scambio competenze.

Ad esempio, la piattaforma Italki fornisce un programma per recuperare un ‘language exchange partner’, che ti insegnerà l’inglese e, come moneta di scambio, riceverà da te del tempo per fare conversazione in italiano.

L’articolo di Preply è molto dettagliato e lo puoi leggere qui.

6. APPLYING IT TO THE REAL WORLD

La mente si accende quando incontra qualcosa che interessa. Può essere un argomento legato al lavoro o a una passione. Più di qualcuno mi ha raccontato, per esempio, di aver iniziato a seguire le video lezioni di yoga su YouTube da insegnanti americani o britannici.

O di aver convertito la lingua di cellulare e computer dall’italiano all’inglese.

O di cucinare, seguendo le ricette di qualche chef di lingua inglese.

Se poi hai l’abitudine di scrivere degli appunti, mandarti delle email o registrare degli audio su delle cose importanti di lavoro, perché non provare ogni tanto a scriverlo o dirlo in inglese?

You can kill two birds with one stone.

7. STUDY HABITS

Sotto questa voce potremmo elencare molti fattori: dall’orario preferito in cui sentiamo di funzionare al meglio (Are you a night owl or an early bird?), al luogo che ci ispira di più (alcuni desiderano un ambiente familiare per concentrarsi, altri prediligono un luogo pubblico sempre diverso), fino alla necessità di avere o meno una routine stabilita.

Con il pubblico di adulti con i quali parlo, non mi sento di dettare uno schema di studio fisso, perché so bene quante variabili ci sono nelle nostre vite – imprevisti di lavoro e familiari, settimane convulse, figli a casa con la febbre ecc.

Però, credo molto nel detto If it’s not scheduled, it’s not real, come dice l’imprenditrice Marie Forleo. Quindi, con la dovuta flessibilità, consiglio sempre di prendere l’agenda e di individuare ogni giorni quali sono gli spazi dove si possono inserire delle attività, anche micro.

Di solito lavoro con una varietà ampia di task, che possono essere svolti in situazioni diverse – in auto, in fila alla cassa, oppure alla scrivania. E con disponibilità di tempo diverse – 5 minuti, un quarto d’ora o mezz’ora.

L’importante è segnare quell’appuntamento con noi stessi e l’inglese.

8. PERSISTENCE

A prima vista può sembrare un fattore di buon senso: When the going gets tough, the tough get going.

Quando il gioco si fa duro, i duri – quindi le persone dotate di perseveranza – scendono in campo. E, si presume, vincono.

In un popolarissimo TedTalk, Angela Lee Duckworth, professoressa di matematica (toh, guarda) in una scuola pubblica a New York si chiedeva come mai gli studenti con QI non molto alto riuscissero a ottenere ottimi risultati e quelli giudicati brillanti, a volte, non ottenessero altrettanti successi.

Angela, spinta dalla curiosità, si è iscritta alla facoltà di Psicologia e, assieme a un team di ricercatori, ha trovato la spiegazione alla sua domanda: l’IQ non era il solo fattore che poteva predire il successo e l’insuccesso di studenti, lavoratori, perfino militari.

Grit è stata la risposta emersa dallo studio condotto tra diverse categorie demografiche e professionali, e che lei definisce come la somma di passion+perseverance per un obiettivo a lungo termine.

citazione

Fonte 

Questi sono gli 8 punti che elenca il professore di  matematica. Un vero personaggio, che, se ti ho incuriosita, puoi seguire qui.

Poi, siccome qui parliamo di lingua inglese, mi sono venuti in mente altri 2 aspetti che secondo me è importante tenere a mente:

9. TRACK YOUR PROGRESS

Ti ricordi che, qualche newsletter fa, facevo il confronto tra un obiettivo di apprendimento chiaro, concreto e misurabile e uno generico?

Possiamo misurare i progressi solo se, all’inizio del percorso, abbiamo delineato in modo chiaro quello che ci aspettiamo di trarre (i coach farebbero riferimento all’acronimo S.M.A.R.T. = Specific, Measurable, Achievable, Realistic, Timely).

La lingua poi non è pura questione intellettiva e non vive solo nella testa. Comprende anche il corpo e lo coinvolge profondamente. Basta pensare alla postura e alla voce, che cambiano quando parliamo un’altra lingua.

Allo stesso modo, possiamo percepire i risultati, in una relazione più corporea e meno mentale. Molti mi riferiscono di sentirsi più sicuri, tranquilli, a loro agio alla fine del percorso e queste sono tutte sensazioni, emozioni, che poco hanno a che fare con la logica del risultato misurabile.

10. BUILD YOUR OWN LEARNING METHOD

Tutto quello che mostro durante le sessioni di coaching sono delle proposte, delle soluzioni modulari che poi ognuno potrà liberamente montare, smontare, ri-organizzare come meglio crede.

Sono convinta che un percorso di studio, a qualsiasi età, debba seguire la natura della persona, com’è fatta e come funziona al meglio.

Quello che ho disegnato sotto (perdona l’artigianalità, ma non trovavo nulla che mi soddisfacesse) è una rappresentazione di due percorsi diversi: a sinistra c’è quello classico, che va per gradi, mentre a destra si vede la proposta di un percorso ‘a macchia di leopardo’, dove si spazia liberamente tra nozioni facili e difficili, senza ordine gerarchico.

disegno percorsi

Se sei una persona curiosa che si chiede molti perché, potresti mettere in discussione l’ordine prestabilito da qualcun altro, che ha deciso che cosa va imparato prima e che cosa dopo.

Chi l’ha detto che il Present Simple è semplice e va appreso per primo? Per noi italiani, ad esempio, confonde molto le idee, perché ci illude che corrisponda al nostro tempo presente e invece non lo è.

So stuff the system and do it your own way.

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